lunedì 12 marzo 2012

CAPITOLO NR. 4 - Perdere le proprie radici

Pyperita mi da lo spunto per continuare nella mia analisi di quanto io stia vivendo.

Le perdite sono differenti. Una cosa è perdere  il nonno anziano, anche se a dire il vero se questi è lucido, il distacco è comunque doloroso. Diverse e più difficili da superare sono  le perdite premature nella propria famiglia.

Essendo l'unica sopravvissuta della mia famiglia d'origine, mi  diventa difficile il recupero dal  dolore per le perdite subite. E' come se si annaspasse alla ricerca di qualcosa che sai perfettamente non ritornerà. Il vuoto di una casa   è più straziante di qualsiasi urlo!

I figli ? devono farsi la loro vita, devo stare attenta a non coinvolgerli troppo, già lo sono e restano estremamente protettivi nei miei confronti, tanto che li mando a fanculo più di qualche volta, se diventano pesanti e si permettono di eccedere nel sorvegliarmi troppo!

Eppure si va avanti, si cerca una nuova identità.

Se non si progredisce c'è una ragione, ma non riuscivo a tradurla in chiare lettere.
Ho chiesto qual' è lo schema che sta frenando la mia vita attuale (non sto ad annoiarvi come) ed  ho avuto  sogno che mi ha dato la risposta : PERCHE' TI OSTINI A RIVOLGERTI SEMPRE AL PASSATO! 

O.K. ricevuto il messaggio! Ma, come dice il vecchio proverbio ? Tra dire e fare c'è di mezzo il mare!  Sebbene ci siano momenti in cui sono pronta a lanciarmi nel mondo, continuando a fare programmi ed a scandagliare tutte le  possibilità di lavoro che possano arrivare, mi manca l'appoggio, il confronto di qualcuno al mio fianco. Prendere decisioni in tutto e per tutto da soli, lo sanno le donne single, porta un sottofondo d'insicurezza che è difficile a sciogliere. Anche quando hai risolto la questione, ti chiedi sempre "ma siamo sicuri che non ci fosse un'altra soluzione migliore?". L'insicurezza nasce dalla solitudine. Va bene, fa parte del pacchetto "vedova". Tirem inanz! Bisogna adattarvisi!
(CONTINUA)



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5 Commenti:

Anonymous perennemente sloggata ha detto...

La famiglia di origine è il nostro passato. Sono le nostre radici. Quando non hai nessuno con cui confrontarti tipo "ti ricordi quella volta che", è come se non ci fosse nessuno a confermare che sei esistito e hai vissuto determinate cose.
E sembra di non avere più un passato.
E' quello che succede a me (seppur con importanza non è paragonabile al tuo discorso) pensando alla mia città d'origine che rappresenta la mia nascita e i miei primi 14 anni.
E, per certi versi, a momenti è devastante.

lunedì, marzo 12, 2012 2:38:00 PM  
Blogger Renata_ontanoverde ha detto...

l'hai detto sorella! a momenti è devastante!

lunedì, marzo 12, 2012 5:19:00 PM  
Blogger redcats ha detto...

S', deve essere molto duro, già ogni membro della famiglia che se ne va è un pezzo della tua storia che finisce; rimane vivo nel ricordo e nell'amore però e non è tutto perso. redcats

lunedì, marzo 12, 2012 9:50:00 PM  
Blogger leira ha detto...

Rispondo, confusamente, a tutti i capitoli finora letti.
Non posso essere di nessun aiuto d'esempio nella sensazione di "perdere le proprie radici": la provo continuamente..anche quando se ne vanno pezzetti di Storia (e, cazzo, sta capitando pare senza sosta!) che riflettevano affettivamente anche pezzetti di storia mia.
In più: ho incapacità irrisolta di "elaborare i lutti" e perciò continuo a viverli tutti in un dannato (e tragico) continuum di eterno presente...
A proposito di 'presente', l'unica cosa che mi ha aiutato in certi momenti particolarmente difficili è stata la disciplina della "centratura nel presente" (nel senso di non spostare la mente indietro o avanti più di un paio d'ore (il tempo utile per ricordarsi della somministrazione delle medicine et similia) senza la quale sarei crollata o impazzita.
So che sarebbe saggio continuare ad applicarla anche ora (al di là della stanza d'ospedale -in casa- trasformata in gaia stanza di gatti e amenità varie), e mi sforzo di farlo...ma spesso con clamorosi insuccessi.
A proposito: tu citi un'altra disciplina che non conosco...me ne dici qualcosa?
Poi: "arrancare"...
Più o meno credo equivalga a quello per cui io definisco la vita come il gioco dell'oca: quando hai faticosamente guadagnato caselle avanzate di un lungo percorso, tiri i dadi ...e sul biglietto estratto c'è scritto "tornare al punto di partenza" :O :(( ;/
Ora mi fermo, perché non vorrei essere troppo invasiva...ma tornerò su un altro tema comune: il lavoro...
Namastè!

martedì, marzo 13, 2012 1:21:00 AM  
Blogger Renata_ontanoverde ha detto...

Redcats : come ho detto siamo unità carbonio (come dicono a Star Trek;) ed abbiamo bisogno di ancorare le nostre emozioni a qualcosa di fisico. Il ricordo a volte NON basta! ;)*

martedì, marzo 13, 2012 6:35:00 AM  

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